ANCHE MOODY’S RIVEDE L’OUTLOOK ITALIANO E LO PORTA IN NEGATIVO

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Com’era prevedibile, dopo S&P anche Moody’s non è rimasta indietro e ha rivisto l’outlook italiano da stabile a negativo, mantenendo il ratinò a Baa3.

Come avevamo ipotizzato, S&P ha dato avvio alle danze delle revisioni con una decisione a sorpresa e Moody’s di conseguenza ha adottato una decisione a sorpresa senza attendere l’appuntamento programmato per il 30 settembre.

Le ragioni per la revisione, ricalcano in qualche modo quelle di S&P e vengono così riassunte dal Report di Moody’s:

  1. L’aumento del rischio che l’ambiente politico ostacoli l’attuazione delle riforme strutturali, comprese quelle contenute nel Piano nazionale per la ripresa e la resilienza dell’Italia (NRRP);
  2. aumento del rischio che le sfide dell’approvvigionamento energetico indeboliscano le prospettive economiche;
  3. Rischio che la forza di bilancio dell’Italia venga ulteriormente indebolita da una crescita fiacca, costi di finanziamento più elevati e una disciplina di bilancio potenzialmente più debole.

 

Il MEF (Ministero dell’Economia) è rimasto piuttosto contrariato dalla mossa di Moody’s e ha emesso un comunicato (qui) in cui:

  1. si rimarca la crescita del PIL fra i più elevati dell’Unione Europea;
  2. l’avanzamento nell’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza;
  3. le elezioni anticipate non costituiscono un’anomalia nel contesto delle democrazie europee.

 

A questo punto rimarrebbe Fitch, ma il rischio di essere visto a traino delle altre due agenzie potrebbe far considerare un’attesa prima di indicare a sua volta una revisione al ribasso dell’outlook.

Se la campagna elettorale sarà civile e composta potrebbero non esserci gravi revisioni del rating.

Ricordiamo infatti che:

1) Il Governo Draghi resta in pieni poteri sino all’insediamento del nuovo Governo che scaturirà dalle prossime elezioni.
2) Lo scudo anti-spread (TPI Transmission Protection Instrument) potrà rappresentare un paracadute solo a fronte di una serie di condizionalità fra cui l’assenza di squilibri macroeconomici e la sostenibilità delle misure fiscali anche in relazione all’applicazione del PNRR. Si tratta nei fatti di una moral suasion nei confronti del Governo che verrà.

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